Voyage of Time: Recensione del film di Terrence Malick da Venezia 73





google_ad_client = “ca-pub-2863930932264280”; google_ad_slot = “9391970030”; google_ad_width = 336; google_ad_height = 280; Enigmatico, sfuggevole, filosofico. Sempre più il cinema di Terrence Malick si è avvicinato a questi aggettivi e con Voyage of Time: Life’s Journey, suo ultimo lavoro in concorso a Venezia 73, il regista porta avanti il proprio percorso di riflessione sull’esistenza e accentuando l’astrazione narrativa che molto ha in comune con Tree of Life. A Lido è stata presentata la versione estesa, di 90 minuti, arricchita da riprese in 35mm e narrata da Cate Blanchett, la cui voce solenne recita un monologo rivolto alla Madre, alla Vita origine e motivo di tutto. È un film in continuo movimento, dove la scintilla vitale brulica in ogni inquadratura; è un continuo alternarsi fra il caos che ha generato il nostro pianeta, che ha ribollito per secoli, e la conseguente staticità di deserti e canyon; e di nuovo un ritornare al fermento con la nascita dei primi organismi biologici

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Pubblicato il: 8 Settembre 2016

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