Un americano a Roma di Marco Travaglio





Siamo sinceramente grati all’ambasciatore americano John Phillips per l’amorevole consiglio che ha impartito ieri a noi, umili sudditi della sua presunta colonia, su come dobbiamo votare al referendum costituzionale. Mentre faceva le valigie per tornarsene finalmente a Washington, essendo scaduto come gli yogurt e come l’Amministrazione Obama che ce l’aveva mandato, questo tardivo emulo di Nando Mericoni ci ha lasciato le ultime volontà: mi raccomando, cari inferiori, votate Sì alla schiforma Boschi-Verdini perché “l’Italia deve garantire di avere una stabilità di governo” e “attrarre investimenti”, impresa impossibile se – Obama non voglia – l’Italia dovesse conservare la sua Costituzione del 1948. Già che c’era, Mr. Phillips ci ha pure comunicato che “63 governi in 63 anni non danno garanzie”, mentre “il referendum offre una speranza e una opportunità per la stabilità di governo” e le grandi aziende (si suppone quelle americane, comprese quelle che hanno causato la più devastante crisi finanziaria dal 1929) “stanno osservando quanto avviene in Italia”. Ecco, stiamoci accorti perché ci tengono d’occhio: nel segreto dell’urna, Phillips ci vede e Zagrebelsky no.

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Pubblicato il: 15 Settembre 2016

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