Liraglutide riduce del 22% il rischio di morte per cause cardiovascolari e del 12% il rischio di infarto miocardico ed ictus non fatali nei pazienti…





Presentati al 76° congresso dell’American Diabetes Association (10-14 giugno 2016), e contemporaneamente pubblicati sul New England Journal of Medicine1,2, i risultati dello studio LEADER® che ha dimostrato che liraglutide, somministrata una volta al giorno in aggiunta alla terapia standard – che consiste in modifiche dello stile di vita, trattamenti ipoglicemizzanti e cardiovascolari – riduce del 22% (95% CI: 0.66; 0.93, p=0.007), e in maniera statisticamente significativa rispetto a placebo, il rischio di morte per cause cardiovascolari (CV), del 12% (95% CI: 0.75; 1.03, p=0.11) il rischio di infarto miocardico non fatale e dell’ictus non fatale (HR=0.89, 95% CI: 0.72; 1.11, p=0.30), eventi che rappresentavano l’endpoint composito primario dello studio (HR=0.87, 95% CI: 0.78; 0.97, p=0.01)1,2. Lo studio LEADER® ha interessato 9.340 pazienti adulti con diabete tipo 2 ad alto rischio cardiovascolare e dimostra per la prima volta la riduzione del rischio cardiovascolare da parte di un agonista del recettore del GLP-1 come la liraglutide. Si tratta di risultati straordinari, poiché dimostrano che la liraglutide è in grado di migliorare gli esiti non limitandosi ad agire solo sulla riduzione della glicemia e sulla perdita di peso perché contribuisce anche a prevenire le complicanze cardiovascolari e la mortalità nel diabete tipo 2. I trattamenti per il diabete tipo 2 in grado anche di ridurre il rischio cardiovascolare sono importanti, poiché la patologia cardiovascolare è la principale causa di morte in questi pazienti” – ha dichiarato il dottor John Buse, presidente dello Steering Committee dello studio LEADER® e direttore dei Centri di endocrinologia e per la cura del diabete presso la School of Medicine dell’Università della Carolina del Nord

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Pubblicato il: 8 Luglio 2016

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