Ictus cerebrale: fondamentale la diagnosi genetica





L’ictus cerebrale è un problema emergente anche in età pediatrica (sotto i 15 anni): l’incidenza annua è fino a 13 casi su 100.000 bambini ed è paragonabile a quella dei tumori cerebrali infantili. Non si tratta quindi di una patologia che colpisce solo gli anziani: basti pensare che nel giovane adulto (intendendo per persone sotto i 45 anni), l’incidenza è di 10 su 100.000 abitanti. Adulti e bambini possono mostrare gli stessi sintomi (debolezza, difficoltà motoria laterale, cecità, mal di testa, difficoltà ad articolare parole) ma, mentre nell’adulto questi sintomi sono abbastanza individuabili, in un bambino, e ancora di più in un neonato, questi segnali sono spesso più sfumati o aspecifici e quindi più difficili da cogliere. Per quanto riguarda il recupero, dipende ovviamente sia dalla gravità dell’attacco sia dalla tempestività dell’intervento: una percentuale di bambini supera la crisi senza problemi, ma la maggior parte accusa danni neurologici che possono portare all’emiparesi, una diminuzione della motilità volontaria di una parte del corpo, un ritardo cognitivo, deficit visivi, epilessia. Nel bambino e nel giovane adulto è stato riscontrato un ampio spettro di fattori di rischio.

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Pubblicato il: 4 Gennaio 2017

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