
Il 40% degli italiani dichiara di condurre una vita sedentaria, sono oltre 23 milioni i connazionali che prediligono la poltrona, secondo il punto di osservazione privilegiato del CONI. Dato in accordo con le ultime stime diffuse da Istat in base alle quali solo il 21,9% dichiara di praticare attività sportiva in modo continuativo, il 9,2% in maniera saltuaria, mentre il 29,7% dichiara di fare qualche forma di attività fisica come passeggiate di almeno 2 km, nuoto, andare in bicicletta o svolgere altre forme di attività motoria. Quello della sedentarietà è un vero problema al punto da considerarla una vera e propria “epidemia”. Sono infatti noti gli effetti negativi dell’inattività fisica e, di contro, ampi studi dimostrato gli effetti positivi sulla salute fisica e sulla prevenzione e trattamento di malattie quali diabete e obesità. L’attività fisica regolare riduce il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 nei soggetti con intolleranza al glucosio e riduce le complicanze macrovascolari associate al diabete. L’Aerobic Centre Longitudinal Study, per citarne uno, ha dimostrato come la mortalità per eventi cardiovascolari nell’arco di 12 anni fosse inferiore del 60% nei soggetti con una fitness cardiorespiratoria medio–alta, ovvero in persone che fanno esercizio fisico regolarmente, e del 40% nei soggetti attivi rispetto ai sedentari”, sostiene Stefano Balducci, Presidente dell’Associazione Fitness Metabolica Onlus e Coordinatore Nazionale del Gruppo di Studio AMD-SID “Attività fisica e diabete” nonché co-autore insieme a Silvano Zanuso e Giuseppe Pugliese del libro “Diabete di tipo 2 e attività fisica: dalle evidenze scientifiche all’applicazione pratica” presentato il 30 maggio scorso nel corso di un evento promosso da FIDAL – Federazione Italiana di Atletica Leggera, con il patrocinio del CONI e del Ministero della Salute, in collaborazione con il progetto Cities Changing Diabetes® di Novo Nordisk, in occasione di “Runfest 2016 – La città del benessere” (29 maggio-02 giugno 2016).
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