
L’ultima drammatica seduta del Gran Consiglio del Fascismo si tenne alle ore 17:00 del 24 luglio 1943, mentre gli Alleati procedevano speditamente verso Messina dopo lo sbarco avvenuto due settimane prima sulle coste meridionali della Sicilia.A Palazzo Venezia l’atmosfera che prelude il più drammatico dei consessi dei vertici del regime è tesissima. Gi ingressi, le scale e le stanze sono presidiate dalla Milizia in armi. Mussolini arriva dopo gli altri, andandosi a sedere sul trono adornato dai fasci littori al centro del tavolo a ferro di cavallo.È furioso per le cocenti sconfitte militari, e se la prende con i generali italiani lodando invece i vertici militari tedeschi.Il duce era tornato infatti da poco dall’incontro con Hitler che si era tenuto a San Fermo nei pressi di Feltre (Belluno) appena 5 giorni prima, il 19 luglio. Inizialmente il capo del fascismo aveva rifiutato la richiesta di convocazione straordinaria del Gran Consiglio.Tuttavia al suo ritorno dall’incontro con il führer si era trovato di fronte al bombardamento di Roma, avvenuto proprio quel giorno, ed alla presa di Palermo da parte degli angloamericani. A malincuore Mussolini accettava la convocazione, avendo notato le crescenti manifestazioni di ostilità al regime in seguito al raid angloamericano sulla Capitale.A fare l’appello una volta aperta la seduta è il segretario del partito fascista Carlo Scorza, mentre la prima parola spetta al duce che ribadisce immediatamente la sua volontà di onorare il patto con il Terzo Reich.L’ordine del giorno è presentato da Dino Grandi e riguarda l’articolo 5 dello Statuto Albertino, che prevedeva la facoltà del Re di avocare a sè i poteri di Capo del Governo e delle Forze Armate, da anni saldamente in mano a Mussolini e di ripristinare la funzione del Parlamento e libere elezioni che mancavano da un ventennio.La spaccatura tra i consiglieri è inevitabile e profonda. Tuona Farinacci il filonazista, minacciando apertamente i promotori dell’ordine
Per leggere il resto dell’articolo devi collegarti direttamente sul sito della fonte: